lunedì 8 febbraio 2016

La tecnica del croco

Ogni anno, verso la fine dell'inverno, il croco fiorisce.

Nonostante faccia freddo, nonostante sia solo un fiore tra cento alberi e mille foglie, nonostante il suo colore viola non c'entri nulla con il marrone monocorde del paesaggio.
L'ho sempre incontrato durante le mie passeggiate e l'ho fotografato spesso, perché lo trovo bello, coraggioso quanto fragile e se il sentiero che sto percorrendo attraversa una radura popolata dai crochi mi emoziono come se fosse la prima volta che ne vedo uno.
Il croco fiorisce quando nessuno, o quasi, ha il coraggio di farlo. Quando potrebbe ancora nevicare, quando di notte potrebbe scendere il gelo, quando gli altri fiori dormono ancora beati sotto la terra fredda.

Io, in questo periodo, al croco e alla sua tenacia penso ogni giorno.
Appena mi alzo.
Appena vado a dormire.

Ho sempre fatto (molta) fatica a entusiasmarmi. No, forse non è vero, forse devo spiegarmi meglio.
Ho sempre creduto poco nelle cose belle che mi capitano, che io le abbia cercate, fortemente volute o incontrate per caso. Non fidandomi mai, il mio entusiasmo è sempre piuttosto rallentato, sotto tono, controllato. Mi succede anche con le persone, con gli incontri nuovi, con le relazioni, con le amicizie, con i rapporti di lavoro.
Questo però non pregiudica mai il mio rendimento. Ovvio, quando una cosa mi piace molto è probabile che la curi di più, che mi risulti più semplice occuparmene, ma anche i compiti meno interessanti, più faticosi, o semplicemente lontani da me li ho sempre svolti al massimo delle mie capacità, senza particolare entusiasmo.

Nonostante faccia freddo, nonostante sia solo un fiore tra cento alberi e mille foglie

Mi sono accorta che il mio piacere a fare ciò che prima amavo molto è cambiato, in certi casi addirittura svanito, a causa delle delusioni.
Questo mi addolora tantissimo e sto lavorando quotidianamente per risolvere le cose, per tirarmi fuori da qui, per ricominciare a trovare meraviglia dove prima la raccoglievo a manciate.
Voglio usare la tecnica del croco e voglio lasciarmi contagiare da chi l'entusiasmo lo grattugia pure sulla pastasciutta.
Guardo le persone entusiaste come strani alieni verdi e blu, non le capisco e mi fanno persino un po' paura. Credo però che sia tempo di prendere esempio da loro cercando di mettere da parte la scorza dura e lasciandomi coinvolgere.
Quello che mi pare buffo è che negli entusiasti incontrati fino ad oggi non ho però mai trovato molta disponibilità effettiva a fare, ma soltanto, appunto, tanto entusiasmo. Voglio vedere se io sarò capace di coltivare entrambe le cose, rimanendo pronta a mettermi all'opera anche quando non toccherebbe a me, credendoci fortissimo. Oppure credendoci forte e moderando un poco la mia patologica capacità di sbattimento: sarebbe perfetto.

Ma come si fa? Dovrei chiedere al croco, lui lo sa.
Nonostante faccia freddo, nonostante sia solo un fiore tra cento alberi e mille foglie

Dovrei fare come Cindy, che sta seguendo una pratica molto sana e saggia, ovvero quella di ringraziare per qualcosa ogni giorno. Credo che di motivi, anche piccoli, per dire "uh, grazie", ne abbiamo tutti. Nel post di oggi ho trovato un po' il senso del mio vagare: provando a voltarmi indietro anche solo di un anno vedo tante conquiste che probabilmente non avrei mai sperato di ottenere, nonostante mi sembri sempre di non aver fatto nulla, nonostante non ne parli mai con nessuno, nonostante le nasconda in un cassetto per non crederci troppo.
Magari questa cosa dell'entusiasmo servirà anche a sottolineare gli obiettivi raggiunti, a vederli meglio e a goderne di più.
Chissà.




6 commenti:

  1. Ti sono molto vicina, forse anche in questo aspetto ci sono delle affinità tra noi. Anche io prima avevo molto più entusiasmo e mi lanciavo in tutte le imprese, ma poi qualche caduta l'ho fatta e le delusioni hanno lasciato il segno, facendo scemare quel naturale trasporto, quel sentirsi sempre coinvolta. E forse ora sembra che di entusiasmo ce ne sia meno, ma in realtà è soltanto meno manifesto.
    L'entusiasmo non è una bandiera da sventolare e magari lasciare sempre lì, issata, a consumarsi nel vento.
    L'entusiasmo è una fiamma segreta da tenere accesa e da proteggere, e va spesa bene, perché non si spenga lasciandoci al buio, va condivisa con le persone di cui ci fidiamo e che sentiamo vicine.
    L'entusiasmo è fare e non soltanto dire, e anche in questo condivido pienamente il tuo pensiero.
    Quello che spero è che il nostro entusiasmo sappia condurci proprio lì dove vogliamo arrivare.
    Un grande abbraccio
    Francesca

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    1. Hai ragione su tutta la linea...come sempre :-)
      Grazie cara Effe del supporto!
      Elena

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    2. Sono io che ringrazio te. Mi dai sempre modo di riflettere su qualcosa, sei molto ispirante. In un modo unico e profondo, che mi coinvolge molto e mi fa scrivere anche molto ;-).
      Ti abbraccio ♥
      Francesca

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  2. Ispirante...chi l'avrebbe mai detto!
    Grazie cara, un abbraccio a te.
    Elena

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  3. Ciao,
    sono capitata qui per caso, un po' in punta di piedi, mi ha fatto riflettere molto questo tuo scritto... è difficile lasciarsi contagiare dall'entusiasmo se si sono prese un po' di batoste, ma ho imparato che, nonostante le batoste, quell'attimo di entusiasmo che ti fa sentire il sapore delle cose, che ti fa sorridere e gioire va coltivato, giorno dopo giorno.
    L'entusiasmo di un fiore che sboccia, io adoro i narcisi, di un'alba, di un profumo, di un colore .... fa bene al cuore. Nessuno deve farlo sfiorire.
    E' un po' come il piccolo principe che coltiva la sua rosa.

    Elena

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    1. Per me è sempre una sorpresa (e un grande piacere) quando qualcuno capita qui per caso. Grazie per le tue parole, credo proprio che tu abbia ragione. Sulle piccole cose, quelle che vedo solo io o che dipendono solo da me penso di essere a buon punto...quando entra in gioco il resto del mondo, invece, a volte faccio un po' fatica.
      Grazie ancora e ben trovata...omonima.
      Elena

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