lunedì 15 febbraio 2016

L'unica cosa che ti rimane

All'epoca non avrei mai immaginato che sarebbe andata così, ora, invece, lo so.

Qualche giorno fa una persona mi ha detto: "L'amore per le cose che fai è l'unica cosa che ti rimane, alla fine di tutto. Anche alle fine delle persone".
Osservando il mio passato, che in realtà è il passato di molti, fatto di studio, sacrifici, lavori precari, mal pagati, a volte nemmeno capiti guardo le difficoltà che incontro ogni giorno e mi trovo sempre e comunque non disponibile ad accettare compromessi che possano sminuire e snaturare un lavoro. Ho l'esigenza di imparare ad adattarmi per non impazzire davanti ad atteggiamenti troppo distanti da quelli che a me invece verrebbero spontanei e mentre comincio una nuova avventura caricandomi di positività e voglia di riuscire ricordo le ricerche per le tesi, i sopralluoghi, le ore trascorse a scrivere senza sosta con enorme, infinita soddisfazione.

Dopo un post sulla mancanza di entusiamo, ormai cronica da queste parti, ecco che spontaneamente e con estrema urgenza, mi ritrovo a buttare giù una frase sopra all'altra in difesa della Elena piena di speranze che viveva qui, dentro di me, non più tardi di sette anni fa.
Ho iniziato a pensare alla prima tesi di laurea in piena malattia di mio padre: mi mancavano quattro o cinque esami, era l'autunno del 2004. Sono andata a parlare con il relatore tenendo il cuore tra le mani, spiegandogli che intendevo finire con calma, che preferivo dedicarmi alla famiglia, lasciando a scrittura e studio solo il tempo libero. Mi rispose, con mio totale stupore, che non c'era nessun problema: stava lottando pure lui con un cancro e, come nel mio caso, lasciava che cure, fatiche, tempi di recupero scandissero le sue giornate. Ci siamo cercati il minimo indispensabile, io l'ho tenuto informato dei miei progressi, ho raccolto le sue indicazioni preziose e, dopo aver dato due esami nella sessione invernale mi sono concentrata sulle ricerche per la tesi. Quante giornate trascorse con il correlatore a mollo tra il fango, studiando piante, scattando fotografie, facendo ipotesi. E che gioia quando il relatore trovava il modo di raggiungerci con le sue scarpe inadatte a fare sopralluoghi in un parco abbandonato!

Mio padre è morto a luglio e a gennaio ho sostenuto l'ultimo esame. A marzo la laurea. Quando ho dovuto scegliere chi mi avrebbe seguita per il secondo lavoro di tesi non ho avuto alcun dubbio e ho di nuovo cercato lui, la persona che non mi ha mai fatto domande, che ha corretto il mio primo lavoro in silenzio, in ritardo, di notte, di fretta, magari anche pensando (giustamente) a tutt'altro. Ho scritto la tesi di laurea specialistica in sei mesi, più di duecento pagine nate in biblioteca, davanti al mare del Porto Antico e di nuovo tra gli alberi, i viali, i segni inesorabili del tempo sul lavoro dell'uomo. Mi ci sono dedicata con il sorriso, con una gran voglia di fare, scoprire e studiare, memore di come possa invece essere difficile concentrarsi su un compito quando le basi della tua esistenza si stanno sgretolando.

Questa cosa, imperdonabilmente l'ho dimenticata.
Proprio io.
Proprio io che ho ritagliato dal dolore ogni momento per lavorare e immergermi in ciò che mi è sempre piaciuto fare: cercare il bello, scovare anche minuscole porzioni di rarità, scrivere e catalogare queste meraviglie come se fosse necessario per l'umanità intera.
Ho scordato che dieci anni fa ero molto più avanti di adesso e davvero non lo posso accettare. Non voglio. Per quel professore che mi ha aiutata e che ancora oggi chiede di me.

Perché l'amore per le cose che fai è l'unica cosa che ti rimane.

7 commenti:

  1. Ho letto il tuo scritto e, sarà che ho bisogno di credere nella speranza, non posso credere che l'amore per quello che fai è l'unica cosa che ti rimane.anche con la fine delle persone.
    È probabile che a quest'ora,non riesco a dormire da ore, abbia capito Roma per toma, ma le persone 'belle' che incontriamo possono lasciare un seme dentro noi, questo seme cresce rigoglioso se noi lo.vogliamo.ci sono persone che hanno seminato dentro me qualcosa, anche se non ci sono più e ciò che noi siamo oggi è anche grazie a quel piccolo seme.
    E mi piace ricordare quel seme anche se a volte i ricordi sono dolorosi, ma so che quel seme vive sempre dentro me.
    L'amore con cui coltivi il tuo giardino è ciò che di più caro hai, nonostante la fine delle persone. Io la penso così :)

    Elena

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    1. "...L'amore con cui coltivi il tuo giardino è ciò che di più caro hai, nonostante la fine delle persone..." È quello che intendo anche io. Ogni persona che è passata dalla mia vita, che è rimasta, che se ne è andata, ha lasciato qualcosa in me. Ogni esperienza, anche brutta, ha posato il suo seme. Su questo puzzle di contributi ho costruito, senza nemmeno accorgermene, l'amore per le cose che faccio. Mio padre, per esempio, era un appassionato radioamatore e si dedicava al restauro di mobili. Io non ho mai capito nulla di elettronica e ora mi ritrovo a fare laboratori di robotica per bambini. Mio padre non c'è più e nonostante la sua fine mi è rimasto un amore profondo per i lavori manuali e per la creatività, che per puro caso (o forse no?) ha coinvolto l'elettronica e il restauro. Il mio professore, di cui scrivo nel post, è vivo e vegeto ed è riuscito a trasmettermi un rispetto per le mie passioni davvero unico: nonostante non sia più sua alunna da anni coltivo questo rispetto ogni giorno e sono ancora in grado di mettere da parte qualcosa che mi piace molto per dedicarmi a ciò che è più urgente o più importante.
      Insomma, quello che intendevo dire è che nell'amore perle cose che fai c'è dentro tutto, anche le persone che per un motivo o nell'altro non ci sono più. Per questo è importante ricordarlo sempre.
      :-)

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  2. Davvero, a volte l'amore è l'ultima. E a volte si rischia di dimenticare anche quello, quando l'amarezza prende il sopravvento, quando le cose vanno troppo storte e ti tolgono anche la speranza.
    Ma noi siamo caparbie e quell'amore vogliamo tenerlo stretto e facciamo di tutto purché resti vivo e lucido o almeno per custodirlo in un posticino nel cuore, perché è da lì che potrà nascere altro amore per fare nuove cose, per correre in nuove avventure.
    Un grande abbraccio
    Francesca

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    1. Mai dimenticare l'amore, in tutte le sue forme.
      :-)
      Un abbraccio anche a te!

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  3. La pensiamo allo stesso modo :-) Avevo capito male.
    Laboratori di robotica ? Wow, fai un lavoro interessantissimo... li seguirei anche io, è un mondo che mi affascina da sempre... ho sempre sognato di fare l'inventore da bambina, a dire il vero il puffo inventore :-D Ora mi sto cimentando con littlebits e ho provato a fare una scribble machine. Un po' per passione e per curiosità, un po' per essere la 'zia inventore', cosi mi chiama il mio nipotino super-fantastico di 5 anni.
    buona giornata,
    Elena

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  4. Ma dai! Ho fatto un laboratorio su little bits proprio ieri e due giorni fa scribbling machines a stecca! Io in realtà sono diagnosta per i Beni Culturali (faccio analisi chimico-fisiche sulle opere d'arte), ma da parecchi anni mi occupo anche di divulgazione scientifica. :-)
    Se cerci l'uomodilatta.scuoladirobotica.it trovi il blog dell'associazione per cui lavoro, buona parte dei post di robotica educativa li scrivo io (la categoria "SDaRio è la mia").
    Buona giornata!
    Elena

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  5. Ciao Elena,
    grazie, sbircerò il sito senz'altro !
    Con la scribbling machine devo dire che mi sono un po' 'picchiata', ma alla fine ce l'ho fatta :-D... era troppo bella la faccia del mio nipotino mentre l'esperimento funzionava !
    Buon week-end !
    Elena

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