sabato 7 aprile 2012

Feste di merda


Era inevitabile. Non ci sono pastiglie che tengano, regolatori dell'umore che aiutino, positivismi spinti che servano: sono arrivate le Feste e con loro una tristezza infinita. O rabbia forse. O entrambe, non so.
Giorni di casa, chiusa in casa, esco giusto la sera ogni tanto e meno male. Cerco di mettere a posto le cose del trasloco, considerando che tra un paio di mesi si ripartirà di nuovo per la casa nuova. Il collo va meglio, ma imbottita di medicine come sono non so giudicare se sia effettivamente migliorato o sia solo un effetto dei farmaci. Ho passato il pomeriggio così, a catalogare documenti, pensare a mio padre, ascoltare musica deprimente e aspettare non so nemmeno io cosa. Vorrei uscire e nello stesso tempo infilarmi sotto al piumone, come al solito. Vorrei aver risolto tutta questa questione della salute e contemporaneamente penso a quando sarò a posto e non avrò più il corso da barman, il circolo chiuderà, le animazioni finiranno e non mi resterà che lavorare per la ditta (ammesso che si continuino ad avere richieste) e studiare per un dottorato che mi costringe a seguire corsi completamente inutili ai fini della mia ricerca, a sostenere esami impossibili e a spendere un sacco di soldi in tasse. Gli affetti ci sono, eccome, ma stando lontano dal centro è difficile mantenere costanti i contatti con gli amici con cui ho vissuto due anni. Fortunatamente anche qui non sono sola, anzi, ma la paura di perdere quello che ho, in giorni come questo, è più forte di qualunque altro pensiero. Sette anni fa mangiavo l'agnello, era l'ultima Pasqua di mio padre e io non sapevo se comportarmi come al solito e impedirgli di cucinarlo per protesta contro l'uccisione di queste povere bestie o regalargli un pranzo come avrebbe voluto, facendogli chiaramente intendere che si trattava di un favore di fine vita. Avrei voglia di un abbraccio stasera, in cui perdermi e non pensare a nulla, in cui respirare tranquillità e in cui sentire possibile un futuro normale, da costruire con i miei ritmi, da riempire di passioni e di piccole cose mie.
Buone Feste di merda.

P.S. La foto è stata scattata tre anni fa, in occasione del mio viaggio a Palermo. Lì avevo avuto modo di trovarmi (devo aver scritto un post a tal proposito mesi addietro). L'androne del palazzo dove ho vissuto era così, pieno di fascino.

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