sabato 23 giugno 2012

L'arte di correre

Omaggio ad Haruki e all'unico suo libro che non mi è piaciuto, ecco spiegato il titolo di questo post. Non ho certo la presunzione di pensare che il mio modo di correre sia un'arte, anche perché non corro. Cammino. Veloce.
Ed è bellissimo. Non è certo la prima volta che mi cimento in uscite estemporanee sul lungomare, ma ora il lavoro è serio, è una cura (l'unica ormai) per il mio collo e funziona su un sacco di cose, non solo come anti-virus potentissimo! Funziona sulla cellulite, almeno spero, simpatico regalo dei trent'anni e delle super medicine gonfia-cosce che hanno scandito i miei giorni di primavera. Funziona sulla schiena, che tengo per forza dritta per non appesantirla con il passo e che si distende con più facilità. Funziona sui piedi, che appoggio con attenzione per salvare le caviglie e che mi ancorano a terra più di una seduta dall'analista. Funziona sull'umore, maledettamente. Non posso dire che mi rilassi, che mi rallegri...camminare mi scarica. Mi aiuta ad espellere le tossine del virus e quelle delle persone, a buttare fuori cattiverie, menefreghismi, autoreferenzialità, isterismi, manie di persecuzione, protagonismi. Mi libera, dal male. Camminare mi sposta fisicamente e sposta i miei pensieri, questa mattina, appena sveglia, ho infilato le scarpette, la maglia tecnica e ho cercato le cuffie del telefono. Non sono accessoriata, non ho ipod, lettori e cose simili ma ho un vecchio telefono con la radio che, con un po' di fortuna, è una buona compagnia. Oggi Marc Knopfler ha coperto il rumore delle auto, le mezze dichiarazioni porno di autisti evidentemente ciechi davanti alla mia figura scoordinata, i motorini senza marmitta e gli urli della spiaggia. Poi la Pausini, ahimè, mi ha fatto rimpiangere gli apprezzamenti da bettola dei camioncini operai ma era quello che passava il convento e in trentacinque minuti mi sono dedicata a svuotare la testa e i muscoli come raramente mi riesce.
Arrivata a casa un asciugamano per salvarmi dalla polmonite e una doccia tiepida mi hanno riportata alla realtà, stanca e distesa, perennemente grata a quel fisiatra che ha messo da parte cortisoni, antiepilettici e integratori e ha scelto me, le mie capacità naturali di difesa e la mia voglia di recuperare, anzi, recuperarmi.

2 commenti:

  1. Io non corro ma io e te siamo davvero maledettamente simili, per certi versi. Sì dev'essere l'aria di Zena, ne sono più che certa! Bacio!

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