martedì 6 novembre 2012

Germogli

E' martedì e fuori piove con il sole.
Io sto malissimo, ricomincio solo ora a respirare un po', dopo 24 ore di apnea e dolore alla cassa toracica, come se un grosso fauno stesse lì seduto a osservarmi. Come in L'Incubo, di Füssli, uno dei miei quadri preferiti.
Le motivazioni non le conosco, stanchezza post Festival? Ansia da gestione trasloco e ultimi, insapettati, costosi e problematici lavori all'albero della Coccagna? Sensazione di inadeguatezza diffusa? Paura del futuro incerto sotto ogni punto di vista? Freddo boia beccato in casa, in barca, per strada? Azione massacrante del divano letto sulla mia schiena già decisamente massacrata? Agitazione per l'esame di domani?
Non lo so. In ogni caso sto male, non ho appetito e ho una faccia che sembra mi abbiano pestato senza pietà.
Questo è il primo post del dopo Festival, quello in cui dovrei raccontare cosa sono stati gli ultimi dieci giorni. Visto che ho appena finito di correggere una presentazione power point di 52 slides, visto che mi impegnerà tutto il pomeriggio, tutta la sera e tutta la mattina di domani nelle varie operazioni di rifinitura, esposizione e ricerca di definizioni improbabili, visto che sono stanca e poco concentrata, visto tutto questo userò uno dei migliori alleati per descrivere il mio Festival della Scienza 2012: l'elenco.
Spazio per le parole, che siano sensazioni, immagini, colori, odori, emozioni, volti, rumori, sguardi. Lascio scorrere le dita e Crystal Winter di Ferreira, con dolcezza e un timido tentativo di ammorbidire i miei muscoli accartocciati.
il legno del Maso, le acciughe a colazione, le macchie d'olio a pelo d'acqua, il trapano dentro i miei muri, le lacrime di fatica, le lampadine a basso consumo, le eliche nere di Jonathan, i libri finiti e cominciati, il cioccolato africano quello kinder quello caldo e quello dei pasticcini, i treni per tornare nel giardino incantato, il verde della mia felpa e dei tubi del robot, lo spirografo con la sua lingua, il vento forte che stanca le ossa, l'ombrello rosa, le foglie di castagno e quelle di rovere, la panna McKenzie, la musica a casa al circolo in barca al conte e alla festa, lo jedi che racconta il mare, la pasta al sugo di Gai, l' "i dont' care i don't care i don't care" di Edu, la pioggia forte e fortissima, il regalo per il vicino-vicino, gli amici che sono il tuo specchio mentre cantano con la mente e con il corpo, la cattiveria che arriva quando provi a riposare, la notte difficile, il freddo terribile, lo specchio nuovo per il mio bagno, le righe sulle maglie le felpe e le calze, gli etruschi che non so, i cinghiali spaventati, il dolore della paura, il profumo del parcheggio, il minestrone con il pesto, le cartoline per il don, la doccia calda di Nessie, i diciotto anni a colori, le fotografie con gli animatori, le telefonate tra un gruppo e l'altro, la focaccia sulla chiatta, 587 in entrata e in uscita, il ciclista riparatore che arriva all'improvviso, le scale lunghe in mezzo ai vicoli, le voci belle intorno a me, il riconoscere la purezza di uno sguardo, il "mazinga zetto" di un bimbo piccolo, la curiosità nelle mani alzate, il camminare tra le strade della città e tra i sentieri della campagna, gli stivali da pioggia, la sorpresa negli occhi dei bambini, le letture alla luce della piantana nuova, il dondolio della barca, il sale nel naso e sulle labbra, la lavanda sul pontile, il rimorchiatore arancione, i cefali coraggiosi, la folla davanti all'Acquario, le parole di ogni giorno, il giallo della mia sciarpa e del cellulare nuovo, le gestualità che spiegano più di mille parole, i "per così" di Lorenzo, lo scheletro di Daniele, lo zaino fatto e disfatto mille volte e quello al riparo dietro al bancone, le finestre aperte di Stradone S. Agostino, il sax di Giancarlo, i silenzi pieni di parole, le visite che aspetti con gioia, la sete di notte, il vino buono e quello cattivo, lo scrivere all'ultimo minuto, l'inadeguatezza che non mi lascia mai, l'acqua del porto e quella nei bicchieri di plastica di mano in mano, il karkadè rosso scuro, il galeone alla mia sinistra la mattina presto, gli occhi grandi e i sorrisi sdentati, il bianco del primo appuntamento di Gai e Nicoletta, i pomeriggi con mamma, il casco di Francesco, il montgomery e i mille alamari di ogni sera, le domande dei grandi, il sorriso inaspettato e luminoso di Giorgia, i ragazzi di colore con i loro braccialetti, la spremuta di posidonia, gli occhioni liquidi di Federica, i saluti piccoli del pubblico, la ricerca del cibo, la simbiosi dell'anemone, la fila di bombole gialle, la vela della Scuola che abbiamo odiato tutti, la coda in sopraelevata, l'ikea nei turni liberi, i compleanni dentro al Festival, la Pyro perfetta, il N°1 bar ufficiale, il germoglio segnalibro: quello della foto, regalo inaspettato e dolce chiusura per questo mio Festival 2012.
Al prossimo anno.


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