venerdì 13 settembre 2013

Sulla mia cattiva strada

Finalmente è venerdì sera, il rientro in ufficio è stato più traumatico che mai. Di corsa su tutto e lenta su tutto contemporaneamente. Fatte le analisi del sangue per celiachia, tiroide e mille altre cose nel tentativo di dare un nome alle stranezze metaboliche degli ultimi mesi, stranezze che, per altro, a livello di stanchezza e gonfiore sembrano rifarsi vive, chissà che i maxi strappi alla dieta degli ultimi quindici giorni abbiano già dato conseguenze.
Domani matrimonio Belleville-Hop, oggi s'è cucinato, domani c'è l'allestimento, giorni di zucchine trombette, basilico, rafia, carta, rum, confetti, prosecco, salmone e salsa di avocado. Giorni in cui il cervello si stacca automaticamente e servono solo le mani per riempire i bicchierini da finger food dell'antipasto e il sorriso per versare lo spumante agli invitati. Quello che trovo fuori dalla mia vita delle prime otto ore del dì è bello, è rilassante, è pieno. Quello che trovo fuori, però, è anche dolore dei miei amici e per i miei amici, immersi in quella orribile lotta che sento ancora così vicina, con il suo fiato caldo, costante e cattivo.
Nella mia vita fuori, sulla mia cattiva strada, ci sono aereoplani di carta pronti a volare dalle mani di un bambino, ci sono pastelli colorati, eliche, occhi spalancati, milioni di chilometri macinati nella stessa stanza, voli lontani fatti solo a parole. Poco più di un mese al Festival, un sacco di idee che bastano per riempire anche la prossima edizione, i frutti del corso di Comunicazione della Scienza che continuano a maturare e cadere dall'albero, dando vita a nuove piante, nuovi spunti, nuovi desideri.
Voglia di vedere posti, voglia di camminare, prendere per mano, toccare la pancia dove dorme Martino, iniziare l'autunno pieno di foglie che danzano e cadono, come sempre, sulla mia cattiva strada.
Chiudo il post in velocità, ricordando uno scrittore che ho amato e amo tuttora moltissimo e a cui devo certamente buona parte della mia voglia di usare le parole per raccontare il mio mondo e le cose della vita: Roald Dahl.
Già questa mattina, quando ho ricordato essere il Roald Dahl Day, mi sono fatta aiutare dai suoi libri per essere un poco vicina ad un'amica intrappolata nelle Ore delle Ombre, questa sera, invece, saluto così:
"Era meraviglioso essere di nuovo in Norvegia, nella vecchia casa della nonna. Ma adesso che ero così piccolo tutto sembrava diverso e mi ci volle un po' di tempo per sentirmi a mio agio. Vivevo in un mondo fatto di tappeti, di piedi di tavoli e di sedie e di angoli minuscoli dietro mobili giganteschi. Non potevo aprire una porta né raggiungere un oggetto posato sul tavolo.
Ma dopo qualche giorno la nonna cominciò a inventare piccoli congegni che mi avrebbero reso la vita più facile. Fece costruire da un falegname certe scale alte e strette che appoggiò contro tutti i mobili di casa perchè mi ci arrampicassi quando volevo. Progettò anche un apparecchio per aprire le porte, fatto di fili di ferro, molle e pulegge, e completato da grossi pesi attaccati a corde. Lo applicò a tutte le porte di casa: mi bastava pigiare le zampette anteriori su una piccola piattaforma e subito una molla scattava, un peso scendeva e la porta si apriva"

(Le Streghe, 1987)

Tutto è possibile.



3 commenti:

  1. Cara Elena, comincerò anche io a leggere Dahl se è stata per te una fonte di ispirazione così preziosa da spingerti a scrivere. Hai qualche suggerimento sui libri da scegliere? Ciao grazie e buona giornata,
    Barbara

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  2. Ciao Barbara! Dahl è uno scrittore per bambini che però, secondo me, non esaurisce mai il suo potenziale. Ti consiglio assolutamente "Il GGG". Buona giornata!

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  3. grazie Elena, lo cerco subito, Ba

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