sabato 5 ottobre 2013

Imparare a leggere

Agata dorme nella stanza accanto e io ho un mal di testa fotonico che mi ha costretto ad accantonare in un attimo l'idea di fare due passi in mezzo alla forte Tramontana autunnale di stamattina.
Mentre aspetto lo squillo di mamma per mettere a cuocere le patate al rosmarino rifletto un po' (tanto per cambiare) sulle strategie di sopravvivenza che sto attuando in questo periodo, per lo meno su quelle che sembrano funzionare.
Ho imparato a leggere, o meglio, sto imparando a guardare le cose che capitano a me e agli altri, per quello che sono. Tutto ha un significato preciso, ma contemporaneamente ne ha mille diversi. Certi comportamenti, certe battute, certi sguardi, certe decisioni, sono figli di avvenimenti, dinamiche, abitudini, paure, atteggiamenti. Ciò che fa malissimo a me perché va a toccare nervi scoperti e sensibili magari è a sua volta generato da un dolore altrettanto grande che si esprime vomitando una cattiveria, anche piccola, che alleggerisca il carico.
Il mio proverbiale senso di colpa verso tutto e tutti, pesante e persino noioso, si sveglia in un attimo ma quando lo riesco a leggere per quello che è posso zittirlo, dargli una caramella, e continuare a vivere in pace.
Cosa sarà mai una tesi di dottorato, per un percorso senza borsa (e con fior di tasse pagate), davanti a una commissione che tutto sommato non mi ha mai trovato da ridire? Con tutta probabilità sarà una tesi di dottorato, per un percorso senza borsa (e con fior di tasse pagate), davanti a una commissione che tutto sommato non mi ha mai trovato da ridire.
E un intervento di massimo sette minuti nell'ambito di una manifestazione a cui collaboro da anni? Immagino sarà un intervento di massimo sette minuti nell'ambito di una manifestazione a cui collaboro da anni. Uh, e quella visita guidata in una domenica di novembre su cose che conosco stra bene perché le studio da sette anni e che basta rileggerle una volta per ricordarle ancora meglio? Qualcosa mi dice che si tratterà di preparare un giro tranquillo, non troppo complicato, senza fare torti e pestare i piedi, godendomi posti, domande e curiosità.
Inutile provare a leggere il laboratorio del Festival, bambini-mani alzate-occhi grandi-sorrisi...quando mai, quando dico io, è andata male?
E così anche nelle riunioni di lavoro, dove dai, ammettiamolo, c'è chi si sbatte quanto me se non addirittura meno.
Il libro degli amici, lungo e pieno di sottocapitoli, è magari più complicato perché è come un libro-game, scegli una strada ed entri in un mondo ancora più difficile di quello da cui sei partita. Ma cosa c'è da perdere? Gli amici li perdi comunque se vogliono andarsene.
Chi mi raccomanda di relativizzare ha (come sempre o quasi) ragione: leggere la mia vita come un libro, per quanto possa sembrare un comportamento asettico e distaccato, è in questo momento il modo migliore per vedere le cose come sono e capire dove le mie energie, la mia comprensione, il mio amore meritano di essere indirizzati. Va da sè che è pure più semplice guardare con chiarezza "contro" chi o cosa lanciare anatemi o, più "maturamente", dire la mia con convinzione.
Il libro dell'amore invece è tutta un'altra storia, lì si legge, si rilegge, si sottolinea, si guardano le figure, si fanno orecchie alle pagine, si piazzano segnalibri, si piange quando ci si ritrova fin troppo nelle parole che si leggono e si sogna.

P.S.
La foto, che sembra non c'entrare nulla con i contenuti del post, in realtà per me ha un senso: scattata una sera in piazza S. Brigida, durante una proiezione di cinema di montagna, in piena ricerca.
Oggi, alla fine, un giretto nel vento penso lo farò, con questo pezzo nelle orecchie (ah...ho imparato a inserire i link, tanti applausi a me):
Colonna sonora




4 commenti:

  1. volersi bene è anche un po' questo, mancarsi, cercarsi, ricordare. un abbraccio forte Elena, a te e anche alla tua mamma.con affetto, Barbara

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  2. Grazie Barbara, un abbraccio a te.

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  3. scusami Elena, il mio commento si riferiva all'ultimo tuo post. A presto, Barbara

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  4. Non preoccuparti Barbara, lo avevo capito! a presto!

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