domenica 9 marzo 2014

Speed of silence


Mercoledì 5 marzo, sera.

Quassù c'è il sole, di quello che brucia gli occhi anche con gli occhiali.
Queste montagne non le conosco, non hanno la punta, sono spaccate con l'ascia come pezzi di legno. Anche i colori sono diversi, roccia rossa nelle valli basse, grigia sempre più chiara man mano che si sale. Oggi abbiamo camminato e pedalato, ognuno con i suoi tempi e i suoi silenzi, in mezzo a un'enorme quantità di neve, di abeti e di luce.
A un certo punto ho anche visto uno scoiattolo, piccolo, scuro, con i peletti a punta sulle orecchie, che saltando veloce attraversava un pianoro e si arrampicava svelto, non senza soffermarsi un poco a guardare, pure lui, quella strana bici dalle grandi gomme. Siamo rossi, gialli, grigi e azzurri, ci muoviamo con poca fatica e mangiamo tantissimo. Salumi, formaggi, selvaggina, polenta, vino e dolci come se non ci fosse un domani, qualcuno dimagrirà e qualcuno prenderà peso, non ho dubbi su chi ingrasserà.
Ho visto alberi contro il sole oggi, neve illuminata da mille cristalli, licheni caduti dai rami, pipì gialle su sentieri bianchissimi, pale piantate accanto alle baite, tetti ricoperti più di quanto si possa immaginare, slitte veloci e molestissime (almeno per me), cani felici, orme piccole e tracce grandi, fiumi nel bosco, vette accese, nonni e nipoti insieme sul bob.
Ho usato le racchette e i miei scarponi nuovi, ho cercato inutilmente di abbronzarmi e mangiato la torta di ricotta più buona del reame. Ho sudato tanto da puzzare come mai nella vita, mi sono sciolta sotto una doccia bollente e cenato con i miei primi canederli in brodo. Ho conosciuto alberi che avevo solo sentito nominare per anni, ho camminato sotto la luna cercando caldo per le mani, ho attraversato un ponte illuminato sul fiume avvolto nel buio, ho schivato il ghiaccio e ho pensato alla cena trentina per gli amici.
Vivo in modo strano queste camminate, davanti ho i passi di sempre, ma intorno è tutto nuovo.
E pure io un po' lo sono, disabituata al viaggio, a regalarmi un piacere, a pensare a me e solo a me. Ieri al Muse, posto meraviglioso che desideravo visitare da mesi, mi sono sentita persa, persa tra le cose che amo e che non so se avrò mai il coraggio di inseguire davvero, persa tra scolaresche e bimbi curiosi, tra borracce, lepri impagliate e colate di neve, persa tra caschi di banane, pesci blu e poiane appese, persa tra le possibilità che presto o tardi sarò costretta a guardare in faccia.
Quindi adesso, mentre Andrea è andato a prendere l'acqua in camera e io scrivo nel salotto del garnì che ci ospita ascoltando Speed of sound e scrivendo questo post, chiudo gli occhi e mi sento bene, non potrebbe essere altrimenti.

P.S: E' ovvio che questo post sia un QB, qualcosa di bello. Ma non è tutto oro quel che luccica giusto? Mezza schiena incriccata, un'oretta abbondante di paura ad ascoltare il rumore più spaventoso del mondo, una crisi isterica d'alta quota, la febbre da sole del ritorno...QB, qualcosa di brutto.
Poi però ho visto i mufloni, femmine brune che saltavano la staccionata come le pecore che si contano prima di dormire, controllate dal maschio e felici nel loro bosco. E tutto si è fatto bellissimo.

Nessun commento:

Posta un commento