mercoledì 2 dicembre 2015

Gli alberi lo sanno

Gli alberi sanno come ci si sente, perché lo fanno tutto il giorno.
Stanno dritti, proteggono, spesso sono costretti a piegarsi, a volte si rompono, perdono i pezzi, sanno essere meravigliosi, continuano a crescere nonostante le condizioni decisamente sfavorevoli, seccano.
In questo post cercherò di spiegare, o meglio, di giustificare, il mio incondizionato e antichissimo amore per gli alberi, nato quando da bambina costruivo l'album delle foglie pressate, dividendole sulla base della loro forma e dei loro margini.

Tutto nasce da non so nemmeno bene cosa. Vorrei scrivere di me, di quello che succede attorno alla vita in cui cerco di stare, ma non posso perché ci sono di mezzo situazioni, momenti e persone che non ho voglia di tirare in ballo. Anche perché è inutile: pure nelle circostanze in cui dai - non è colpa nostra - proprio no, una strada per uscirne c'è (quasi) sempre. Io, è evidente, non la sto percorrendo.

Iniziamo da questa foto, l'ho scelta per il secondo giorno del bel progetto natalizio a cui sto partecipando e l'ho scattata qualche settimana fa, a Torino, mentre con mamma camminavo sotto un enorme e bellissimo ginkgo biloba. Per chi non conoscesse questo albero spettacolare, il mio preferito in assoluto, si tratta di una creatura millenaria, diversa da tutte le altre, capace di abbellire le nostre aiuole, di riempire interi viali con i suoi ventaglietti colorati, di fare cose così.

Un'altra ragione che mi ha spinto a scrivere, dopo dieci giorni di silenzio e zero voglia di alzarmi dal letto (figuriamoci di buttare giù un pensiero), è stato un post di Enrica Tesio. Ora, la mia adolescenza non è stata di merda, tutt'altro. Ho fatto fatica, come tutti, mi sono sentita brutta e inadeguata, come tutti, ma sicuramente queste difficoltà le ho sofferte molto di più dopo il liceo (per esempio ora). È adesso che mi percepisco, e sono, indietro rispetto ai miei coetanei (per non parlare delle mie coetanee) e l'elenco di cose che una grande donna sa fare, diventare, essere, mi ha gettata nello sconforto più totale. Io non mi riconosco in nessuno di questi comportamenti, tranne che in quello paragonato alla vita degli alberi: "Dietro a una grande donna ci sono inverni infiniti. Gli anni si contano in primavere, ma la maturità si misura in inverni. E si impara dagli alberi, che sono matti gli alberi a spogliarsi quando fa freddo, e invece no, abbandonano il superfluo, si fanno oggetti e aspettano".
Ecco, a me questa parte ha ucciso. Perché è proprio così che mi capita di stare, quando non so più dove sbattere la testa, dove aggiustare il tiro, dove trovare una via d'uscita e mi ritrovo, inspiegabilmente e inesorabilmente, a cantare la canzone di un gruppo che nemmeno mi piace così tanto. "Come puoi vivere a testa in giù", dice, e se penso alla mia tillandsia perennemente capovolta so che si può vivere così tutta la vita, con poca (pochissima) acqua, zero attenzioni e un goccio di luce.

Oggi, al corso di francese, abbiamo giocato al "Ritratto cinese", il "Se fossi" italiano, per intenderci. Ognuno ha dovuto leggere una frase prestabilita e poi adattarla a se stesso; per esempio, se fossi un colore sarei il blu, se fossi un fiore sarei la rosa, se fossi una città sarei New York. Ecco, a me è capitato "se fossi una stagione, sarei l'autunno", l'Automne. Quando ho dovuto sostituire la risposta con un'idea più personale non avevo nulla da cambiare e la mia insegnante è stata subito d'accordo: "Bien sûr Elena, le foliage!"...lo sanno tutti, pure Fabienne.

Quindi, per finire, non mi resta che chiudere il cerchio ricordando gli ingredienti del profumo che mi ha regalato mamma per un un compleanno molto anticipato: il Philosykos di Dyptique. I motivi di questo acquisto sono tanti, innanzi tutto la fama. Lo ammetto, uso profumazioni al fico da anni e ogni volta che ho provato a cambiare e a chiedere qualcosa che avesse la stessa base poco dolce ma molto avvolgente e legnosa mi è stato consigliato questo Eau de Toilette. Io non lo avevo mai annusato, fino a che, cercando tra le profumerie della mia città, non l'ho trovato: è stato amore a prima vista, nonostante il raffreddore. Perché ne scrivo in questo post? Perché Phylosikos non ha note fiorite, è composto da essenze di legno di fico e di cedro e, effettivamente, annusandolo sembra di stare in un bosco d'estate, in piena macchia mediterranea. È un profumo fatto di alberi, il mio profumo. Non poteva essere altrimenti.

6 commenti:

  1. Ho letto anch'io il post della Tesio. Io ho vissuto la mia adolescenza tardi, dai venti ai ventitre anni, breve e devastante, con brufoli annessi, un periodo che mi ha segnata, profondamente. Ne sono uscita, non completamente, a trenta, con addosso ma anche grazie, alla prima maternità. In quello che ha scritto la Tesio mi ci sono ritrovata abbastanza, ma la riflessione sugli alberi non l'avevo mai fatta fino a qualche settimana fa, a quasi trentotto anni. E mi è sembrata una considerazione di una certa maturità. Sei proprio sicura di essere in ritardo? Io mi ci sono sempre sentita in ritardo e ho fatto un sacco di cazzate per questo.
    Tu hai capito come sei, quale è il tuo ritmo, e questo mi sembra una conquista meravigliosa. Sei come un albero delle foreste temperate, con le sue pause invernali... no perché se fossi un albero della foresta pluviale equatoriale non ti fermeresti mai ;-).

    Non ti sottovalutare.
    Ti abbraccio con affetto
    Francesca

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    1. Cara Francesca, so che è solo una questione di punti di vista e che le cose possono essere chiare anche a testa in giù...ma che fatica, a volte! Grazie per le tue belle parole, come sempre. <3

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    2. La fatica non manca mai, ma forse è anche quella cosa che rende più bella la conquista della cima, dopo la scalata... e poi si ricomincia ♥
      Baci

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