domenica 24 ottobre 2010

Tutta la verità, nient'altro che la verità.


Mi ero detta: "Prenditi del tempo per scrivere questo post". E invece no, invece lo lascerò uscire tutto dal mio stomaco, così come viene.
Doppia considerazione oggi, da chi ben mi conosce, sul mio modo di scrivere. Prima era bello, ora è banale. Motivo: ora sei felice e lo struggimento tanto appassionante dei tuoi vecchi pensieri non c'è più. Ci sta, sarebbe pure una bella notizia. Poeti e scrittori di tutti i tempi hanno alimentato la loro vena creativa con sconforto e disperazione, la gioia: peggior nemica dell'estro.
Il fatto è che l'ho notato anche io. O meglio, me ne sono accorta ogni volta che ho cominciato a scrivere nell'ultimo mese. Non sarà un caso che i post di ottobre siano otto, i più numerosi di sempre. Bisogno di colmare con la quantità una qualità pessima. Questo lo capisco e lo vedo anche io.
E' il motivo che mi fa male. Che vorrei davvero si trattasse di gioia traditrice, che arriva e spazza via la mia capacità di appassionare e di mettere nero su bianco sentimenti e pensieri.
Ma non è gioia.
E' vuoto.
Un vuoto tale che non si scrive. Un'incapacità di comunicare col prossimo così profonda che non riesco nemmeno a dirlo a me stessa, figuriamoci a sbatterlo su internet. Mi trovo a spiegare a persone che dovrebbero capire, se non altro per buon senso, cosa penso della correttezza e della coerenza. Mi trovo a uscire tanto per non stare in casa tutto il giorno e non sapere dove cazzo andare. Mi trovo a indossare maschere sorridenti come non facevo da anni, a guardare nel vuoto persa chissà dove, ad odiare cose che mi piacevano tantissimo.
Mi lascio vivere impegnando le mie giornate, il sapore delle cose che faccio è lo stesso, qualunque cosa sia. Non provo nulla perchè ho deciso così. Di difendermi fino all'ultimo in nome di non so nemmeno io chi. Dovrei farmi coinvolgere, dovrei far valere le mie opinioni, dovrei prendermi cura del mio aspetto (e non vuol dire camminare più che posso e andare a pilates due volte alla settimana o alla Sciorba).
Sono banale perchè tutto ciò che sento e che vorrei gridare al mondo non si può scrivere. E giuro che non è che in realtà sono felice e ora me la sto raccontando buia per crogiolarmi nella tristezza. Sono consapevole che dovrei gioire ogni giorno per quello che ho, lo faccio anche di ringraziare per la salute dei miei cari, per il sole, per i fiori, per il mare...Sono una ragazza che legge il quotidiano (per quanto inaffidabile e misero), che vede quanta merda ci circonda e quanto male si può stare sul serio.
Però poi vado a letto e non dormo. E non dormo non perchè le ragazze sono ammazzate dai parenti, perchè ad Haiti c'è l'epidemia di colera, perchè la politica ci affamerà tutti molto presto. Non dormo perchè in meno di un anno sono andata a vivere da sola, ho creato una società, ho lasciato un amore e continuo a sentirmi sola, continuo a pensare che le persone dovrebbero ricordarsi che anche io ho dei sentimenti (anche se faccio battute, anche se parlo di sesso con facilità, anche se sorrido e sono autoironica), che non sono stupida, che pure il mio tempo è importante, che mi piacerebbe sentirmi chiedere, ogni tanto, come stai. Perchè se non parlo di dolore, se improvvisamente divento banale o rido troppo, non è perchè sono felice, è solo perchè ho smesso di chiedere aiuto.

4 commenti:

  1. Cazzo, non so rispondere. Non mi aspettavo che qualcuno me lo chiedesse davvero e non mi sono preparata! Direi che sto, grazie. E tu Emix, come stai?

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  2. Come sto? Boh.
    Lo vedi che poi non si sa mai cosa rispondere alle domande che vorremmo sentirci fare? Maledettissima mente umana.
    Invidio le piante di pomodoro, a volte.

    Non le volte che mi preparo il sugo, eh.

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