martedì 12 novembre 2013

L'uomo che dormiva con le scarpe

Una volta c'era un uomo che dormiva con le scarpe. Che scomodità direte voi, che schifo. Lui però mica si coricava con le scarpe che metteva per uscire, lui ne aveva un paio apposta per la notte, con una bella suola robusta, la tomaia in pelle marrone, i lacci beige che annodava con il fiocco. Dopo essersi lavato i denti e abbottonato il pigiama fino in cima, l'uomo che dormiva con le scarpe si sedeva sul bordo del letto, indossava un paio di calzini puliti e infilava i piedi al loro posto.
D'estate e d'inverno. All'inizio aveva due paia di scarpe diverse, uno che cominciava a mettere a maggio, di tela azzurra con i lacci bianchi e uno per la stagione fredda, più alto sulla caviglia e con le cuciture spesse. Col tempo decise di arrangiarsi con una via di mezzo, che non lo facesse sudare nei sonni di luglio e lo sapesse riparare nelle notti di Natale.
Ma perché l'uomo che dormiva con le scarpe, dormiva con le scarpe? Per essere sempre pronto a scappare, per non farsi mai cogliere impreparato, per imboccare con destrezza il corridoio, aprire la porta d'ingresso e fuggire nel buio.
Aveva fatto la guerra? No. Era stato aggredito? No. Aveva subito minacce? Nient'affatto. L'uomo che dormiva con le scarpe sognava sempre, ogni volta che andava a dormire e sprofondava nel sonno lui sognava; ma non sognava i banchi di scuola, la casa dei nonni, il pranzo di Pasqua o le foglie d'autunno, lui sognava percorsi, fossati, ponti di legno e corda, salti nel vuoto, prati scoscesi, rocce appuntite. E sognava uomini vestiti di scuro che gli correvano dietro, garage semi aperti in cui nascondersi, automobili a fari spenti che gli sfrecciavano accanto, finestre sbarrate, tetti scivolosi, pollai silenziosi, scatole chiuse.
Prima di prendere l'abitudine a dormire con le scarpe, l'uomo che dormiva con le scarpe si svegliava in piena notte, nel bel mezzo di una fuga, con la schiena sudata e i muscoli contratti, senza capire cosa fosse successo e cosa lo avesse spinto a sgranare gli occhi nel buio, in preda alla sete e all'angoscia. Dopo diversi episodi di insonnia, spaventi, e sogni interrotti a metà, lo capì. Se ne accorse una notte di febbraio, mentre correva tra l'erba alta, con un senso di inadeguatezza diffuso, con il fiato corto e il rumore di qualcuno alle calcagna che spezzava rami secchi ad ogni passo e fendeva l'aria fredda e profumata di paglia. Mentre continuava a zigzagare, con falcate regolari, volgendo ogni tanto gli occhi verso il cielo stellato, sentì un dolore acuto sotto la pianta del piede destro, come una grossa spina che si conficca nella carne, come un pezzo di legno duro che si pianta senza fare rumore. Perse l'equilibrio, cadde tra l'erba e si rialzò, cercò a tastoni qualcosa di invisibile e di doloroso poco sotto all'attaccatura delle dita, provò a muoversi ancora, ma una mano gli afferrò la maglia, tra le scapole e lo tirò via dalla sua corsa, svegliandolo. Cosa era capitato? Semplice! Come la notte in cui saltando giù da un muro era atterrato su una bottiglia rotta tagliandosi un calcagno e ritrovandosi rigido e sveglio sotto le coperte, o come quando svoltando dietro ad un angolo aveva sbattuto l'alluce contro un marciapiede troppo sporgente ed era balzato dal letto urlando, anche quella notte nel prato stava sognando senza scarpe. Strade sporche, siringhe, pozzanghere, macchie d'olio, cacche dei cani, ghiaia appuntita, rocce taglienti, neve e ghiaccio, asfalto bollente, corridoi di treni e pavimenti di stazioni...tutti calpestati senza scarpe, di corsa, con la paura di non arrivare alla fine del gioco e di svegliarsi prima, senza aver superato lo svantaggio di aver combattuto ad armi impari. Come fare per vincere, per veder nascere il giorno dopo una notte dormita tutta di filato, per provare la bella sensazione di un atterraggio protetto, di una schivata in scivolata, di un balzo su un piede solo? Indossando un paio di scarpe, comode preferibilmente. Da quella notte di febbraio, quindi, sotto un cielo stellato tra l'erba alta, l'uomo che dormiva con le scarpe cominciò una nuova vita, iniziò a divertirsi, a svegliarsi realizzato e riposato, a sentirsi forte e capace, indipendente e in gamba, pronto ad annodare i lacci, fare un bel respiro, voltare le spalle al mondo e chiudere gli occhi.


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