sabato 2 agosto 2014

I magnifici 5: toccare

Oggi, con l'inizio di un nuovo mese, inauguro una piccola scia di post, che durerà giusto il tempo di contare fino a cinque e che passerà quando avremo finito le dita di una mano.
Mi piacerebbe provare a scrivere del mio legame con i cinque sensi, iniziando, completamente casualmente, dal tatto.
Ormai è noto che odio essere toccata, a meno che non ci sia urgenza (medico), necessità (estetista), affetto (mamma), attrazione fisica (ma deve essercene parecchia).
A mia volta sono una persona che tocca poco, la gente intendo, non sento nessun bisogno di tenerti un braccio quando ti parlo, né di carezzarti la schiena per passare, di solito mi basta dire "permesso" (o urlarlo, se necessario).
Questo mio rapporto con il tatto è per me molto importante, perché sulla base del fastidio che provo a ricevere o dare attenzioni fisiche ad una persona, soprattutto ad un uomo, riesco a comprendere quanto mi piaccia o quanto bene provi per lui/lei. Normalmente amo circondarmi di amici simili a me, o delle cui incursioni tentacolari non sia particolarmente spaventata.
Quindi, fatta questa premessa sulla mia religione suprema, la prossemica, posso cominciare davvero a scrivere il post, cercando di raggiungere i punti caldi della questione: cosa mi piace toccare?
- L'acqua del mare (quando fuori è caldissimo e basta pucciare la punta delle dita per stare subito meglio)
- Il pelo di un gatto (qualsiasi, Agata su tutti, perché è la mia Bibbi)
- La nuca di un uomo (meglio se rasata, meglio se la amo)
- Salamino (ndr il mio eterno cane di raso rosa...)
- L'erba fresca (di rugiada magari, che se ti siedi poi ti rialzi zuppo e profumato)
- La barba (mi piaceva quella di mio padre, amo tanto quella del mio amico Edu, morbidissima!)
- I ciottoli caldi di sole (quando ormai è sera, tutto è tramontato, ma l'estate resta lì intrappolata tra le pietre lisce)
- Gli abiti di seta (e ne ho tanti proprio per quello, scovati nei negozi vintage, per farmi abbracciare dalla stoffa)
- La carta (tutta, che sia riciclata, spessa, fotografica, rigida, morbida, tutta davvero)
- La schiena dell'uomo che amo (e non c'è nulla da dire, potrei stare lì per ore, a parlare accarezzando una schiena che amo)
- La crema al cioccolato bianco della Fra (chi non l'ha provata non lo sa, una volta pucciato il dito è finita, entra subito in scena il senso del gusto)
- Le biglie di vetro (di quelle che usavano quando ero piccola e che in tasca scappavano tra un dito e l'altro tintinnando un po')
- La neve (e tutto quello che si porta con sé)
- La mano di mia madre (l'unica che non mi darà mai noia)
- La nebbia (che è difficile da toccare, ma con la faccia si può eccome, se poi si è in moto è un attimo)
- Le castagne, i semi delle nespole e dell'avocado (tutti tondi, lisci, pieni di forza)
- La ciotola del riso (crudo eh, accogliente e ricco di polverina)
- Le piume di una gallina (uno dei primi ricordi tattili che ho, un poco dure e un poco lisce, come la vita)
- Il tronco di un albero (e non c'è nulla da dire anche qui, è amore allo stato puro, è casa)
Sicuramente me ne verranno in mente altre mille, di cose che amo toccare, ma non fa niente...va bene così.
Buonanotte

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