mercoledì 5 giugno 2013

Il potere lenitivo dei boschi

"Talvolta sento l'irrefrenable desiderio di venire in un bosco di montagna proprio quando la testa è piena di pensieri, quei pensieri che ti incatenano alla gelosia, al timore di perdere tutto, baracca e burattini; pensieri litigiosi, cannibali, il lago nero è solcato da vento forte. Toccando le cortecce farinose che si sbriciolano appena le sfiori, inspirando profondamente l'odore delle resine, e ancora scandagliando le geometrie delle fronde che si espandono ovunque tranne verso altri tronchi cresciuti magari a pochi centimetri, fra rocce basaltiche, resti di tronchi esplosi e corrosi dai funghi agarici, arancioni, comprendo, nel manifestarsi del "miracolo", il potere lenitivo dei boschi. Annullano il peso del passato, lo prosciugano, lasciano respirare e sudare in un presente storico dove tutto, o quasi, potrebbe accadere. Inizi a discernere, razionalmente, qanto in te, nel tuo turbinio di pensieri, sia frutto di disgrazie e quanto di scelte consapevoli condotte fino alle (eventuali) estreme conseguenze. Quanto sia stato causato da decisioni non prese, da rinunce, da ritiri preventivi, da fughe se preferite chiamarle in questo modo, o da errori. Queste distinte radici sono profonde e coesistono in noi, dovremmo avere la capacità di distinguerle, come se fossero di dolore e sostanza diversi, ma spesso si presentano aggrovigliate, fuse, annodate in modo così stretto da sembrare un'unica materia penitente, un dolore che ci sussulta nel petto, o nella testa, troncando il futuro. Nei boschi l'anima trova nuova luce, e ci viene concesso di individuare nuove scelte, libere e giuste, di scartare le paure e le fregature di ordine psicologico. Anche l'orgoglio si riduce sensibilmente, anzi ci appare - dentro questo ordinario bosco di alberi che corrono verso il cielo immersi nella penombra - un bagaglio inutilmente pesante che può essere abbandonato all'ingresso della selva. Il futuro riacquista valore, il passato si emargina, e si prosegue senza fretta, senza la furia di dover arrivare per conquistare il punto, è il camminare che rappresenta l'unità di misura utile, la nostra via, prima ancora di tutto il resto"

Tiziano Fratus, Il manuale del perfetto cercatore d'alberi.

2 commenti: