sabato 22 febbraio 2014

I've got you under my skin

Da quando mi sono dottorata ho ricominciato a sognarlo tutti i giorni, mio padre.
Era parecchio che non mi accadeva, al massimo qualche comparsata a sorpresa nel mezzo della notte, ma mai una dormita intera in sua compagnia.
Facile immaginare che la sua mancanza, accanto a mamma, nell'Aula Magna del Dipartimento di Chimica si faccia sentire quando la mente si stacca (o per lo meno ci prova) e il subconscio prende il timone della mia vita. Poi però, se mi fermo a riflettere, so che lui comunque non sarebbe mai venuto alla discussione della tesi, al massimo sarebbe rimasto a casa a preparare i gamberoni sfumati al cognac e la salsa rosa con il rosso d'uovo sodo passato al colino, con la gatta a sonnecchiargli accanto.
In questi giorni ho fatto un sacco di cose: ho cominciato a preparare le lezioni per gli studenti, sono andata in palestra tre volte, ho ripreso a scrivere con costanza, ho iniziato un libro nuovo (già bellissimo, se ne riparlerà), ho caricato un mio articolo qui, mi sono ubriacata, ho fatto le ore piccole e sono andata a letto presto. Ieri A Casa di Cindy è uscita la wishlist e con mamma si comincia a pensare seriamente alla Tour Eiffel e a come sistemare la nostra piccola Batman (in foto).
Oggi c'è un bellissimo sole, il mare sembra di metallo e fa male agli occhi guardare fuori dalla finestra, ma qui a Vesima lo stiamo lo stesso facendo tutti. Nel sogno di questa notte io e papà discutevamo, la bara chiusa in soggiorno proprio non la volevo: "portatela via, non la voglio vedere, non ci voglio pensare", "non posso mica prenderla io, ci sono sdraiato dentro!". Per fortuna che l'ironia non gli manca mai, anche da morto e anche in sogno.
Febbraio è quasi finito, in arrivo compleanni importanti e voglia di primavera, di camminate, di luce e di aperitivi all'aperto.
Ci sono piccole cose belle che ruotano veloci intorno a me, sempre più tranquilla, sempre più serena, anche davanti a situazioni che solo pochi mesi fa mi avrebbero spaventata a morte. Gli incoraggiamenti terapeutici a prendermi cura dei miei spazi, del mio tempo, mi spingono a continuare così, in un mondo che non mi vede al centro ma mi mescola alla perfezione con tutto quello che lo abita, musica compresa.
La canzone di febbraio, per mille motivi, è questa:
Your hand in mine (Explosions in the sky)

P.S. Un assaggio dal libro che sto leggendo, giusto per farvi venire la voglia:
"La testa si era esercitata così, a fidarsi solo di se stessa. E allora ritornava nell'equivoco di bastarsi da sola ogni volta che si sentiva tradita dalla realtà"
(Valeria Parrella, Lo spazio bianco)

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