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venerdì 15 maggio 2015

Cose capitate

Ormai si sa, che mi piacciono le "cose capitate".
Il mio profilo instagram è tutto un #cosepiccole, #cosebelle, #chebellezza e via dicendo.
In questo periodo ci sarebbero mille aspetti che non vanno, soprattutto dubbi giganti la cui soluzione dipende solo in parte da me, però ogni giorno qualcosa di buono spunta sempre e io non me lo lascio sfuggire.
Non so che piega prenderà il post, mi piacerebbe soltanto scrivere del bello che in questa settimana ho incontrato sulla mia strada, con semplicità, perché si sa che sono i momenti semplici ad essere i migliori.
La prima cosa che mi viene in mente riguarda il laboratorio che ho fatto martedì, con sette bambini intorno a un tavolo, in un posto bellissimo che alle pareti ha appesi quadri come questo. Mentre Jack, il mio collega mago della plastilina, aiutava un partecipante a plasmare il suo piccolo robot, ho captato una frase: alla domanda "ma come posso farlo il corpo?", Giacomo ha risposto "ricordati che è la tua fantasia, non la mia". Mi è sembrato un suggerimento bellissimo, pieno di poesia e di importanza, lasciato con delicatezza come un bagaglio leggero da portare sempre con sé. Io, certamente, non lo dimenticherò.
Un'altra scena preziosa è accaduta ieri sera, mentre ero con un paio di amici pronta a tuffarmi nel mondo di Slowfish. Un marito tornato in anticipo da una trasferta lontana ha fatto la classica sorpresa delle mani che coprono gli occhi alla moglie, completamente ignara di tutto. Io, il vicino matematico e i suoi genitori eravamo informati e ci siamo goduti il momento, chi sorridendo, chi (ovviamente) piangendo. Per pudore non rivelerò di più, ma immaginare è semplice.
Per il mio progetto fotografico #onehandadayproject mi sto concentrando sulle mani delle persone accanto a me, incontrate per caso sui mezzi pubblici, nei vicoli attorno a casa, al bar alla mattina. Nei giorni scorsi ho scattato questa ad un signore in preghiera, che noncurante dei sobbalzi del bus, della gente che spingeva, del caos assordante, non ha mai alzato gli occhi dal suo libro. Con grande rispetto bisbigliato.
Ieri mattina sono andata a correre e quando sono arrivata in Darsena, parecchio stanca perché sto riprendendo a sgambettare pian piano e devo riacquistare il ritmo di un tempo, ho assistito alla delicata operazione di sbroglio delle reti: un gruppo di pescatori attempati e dai visi stropicciati dalla vita di mare si faceva aiutare da un ragazzone di colore, forse un venditore di occhiali da sole in pausa, forse anch'egli pescatore, non lo so, ma avrei tanto voluto scattare un'istantanea a quei sorrisi avvolti dalla luce e dal riflesso dell'acqua.
Le ultime due cose che scriverò sono capitate oggi e mi riguardano molto da vicino.
Le piante della mia casa stanno sbocciando coraggiose: la tillandsia ha fatto un fiore bellissimo e sta producendo nuovi getti che mi fanno ben sperare, mentre l'edera del bagno, quella ospitata dal vaso più grande...beh, non la tiene più nessuno. Scivola lenta giù dal balcone e si arrampica forte sul muro giallo, non sarò certo io a fermarla.
Oggi pomeriggio sono uscita un pochino, finito il temporale ho fatto un giro nel sole e nel vento. Mi sono comprata un anello. Non porto quasi mai gioielli, ogni tanto una collana, raramente un paio di orecchini, ma non tolgo mai un bracciale e i miei cinque anelli. Quattro alla mano destra, uno alla sinistra. Oggi ho sostituito quello che porto al pollice da qualche anno con una piccola vera piena di zirconi o, più probabilmente, di zaffiri bianchi. Il perché abbia sentito la necessità di cambiare il mio vecchio ferma fede d'oro non lo so precisamente, potrei dire che voglio indossare solo anelli d'epoca, in fondo è così, ma mi conosco e so che c'è dell'altro. Ci sto pensando.

domenica 5 aprile 2015

Mani

Oggi vi parlo un poco del mio ultimo progetto Instagram.
E' partito da una settimana giusta giusta e mi sta piacendo un sacco, devo però dire che è assai complicato.
Ho deciso, per chi non lo sapesse, di fotografare le mani della gente, mani di persone che conosco, mani di sconosciuti che non rivedrò mai più.
La parte più complicata è, banalmente, non farsi beccare. Avevo anche pensato di proporre al soggetto scelto di lasciarsi fotografare, spiegandogli il progetto e scattando in tranquillità. Avrei avuto gioco facile e avrei conosciuto un poco meglio le mani che stavo per fotografare, ma ci sarebbero stati due contro da non sottovalutare affatto:
1. Non ho quasi mai tempo, quando scelgo le mani, di stare a raccontare tutto quanto (metro, bus, marciapiedi affollati e treni di certo non si prestano agli spiegoni).
2. Temo che gli scatti, una volta "attesi", perderebbero moltissimo la spontaneità che per ora li contraddistingue.
Mi sono messa delle regole, che alla fine regole non sono ma servono per continuare con lo spirito giusto. Ho deciso, viste le oggettive difficoltà di questo progetto rispetto a quelli terminati fino ad oggi, di non costringermi a fotografare. Se non uscirò di casa tutto il giorno semplicemente non farò la foto. Così come credo che sceglierò mani "non riconoscibili", o per lo meno eviterò di diffondere immagini di abiti, borse e oggetti che possano tracciare lo spostamento di chi viene fotografato. Immagino che questa mia scelta non serva a nulla, Instagram è pieno di fotografie di passanti inconsapevoli, ma io preferisco comunque darmi un limite.
Il progetto, come al solito, durerà novantanove giorni, probabilmente anche qualcuno di più visto che magari certi scatti slitteranno al giorno successivo per "mancanza di mani".
Ovviamente siete tutti invitati a partecipare, chi vorrà potrà usare l'hashtag #onehandadayproject e, come faccio io, raccontare la storia delle mani che ha scelto. Se non la si conosce è ancora più divertente immaginarla: dove staranno andando quelle mani? Saranno mani stanche? Innamorate? Saranno mani tristi o impazienti? Spesso le mani ci dicono un sacco del loro proprietario, unghie curate, unghie mangiate, unghie schiacciate da un martello, dita tozze, affusolate, palmi ruvidi o tatuati, anelli giganti o semplici promesse.
Vi assicuro che è un progetto molto divertente e pieno di stimoli nuovi, provateci!

P.S. Nella foto di oggi lo so, non ci sono mani ma zampe. Sono di Agata, la mia gattina, che viene da sempre trattata come tale. Esce la notte se vuole uscire, dorme a casa se preferisce. E' un animale e così viene considerata, esattamente la stessa sorte toccata ai suoi predecessori. Dopotutto noi siamo gente di campagna!