martedì 18 febbraio 2014

QB: sei amici, tre giorni e un botto di neve.

Non posso farci nulla se da quando ho deciso di istituire la "rubrica" QB (Qualcosa di Bello, Qualcosa di Brutto) non fanno altro che capitarmi cose meravigliose. Una di queste è fresca fresca, come la neve caduta a La Magdeleine.
Non andavo in vacanza con gli amici dal 2009, salvo una capatina di un weekend con Sturm, un paio di anni fa. E ne avevo bisogno, parecchio.
Reduce dal delirio dottorato e da un anno complicato per quanto riguarda il mio equilibrio, sono partita con una borsa di scarponi, pile, maglie termiche e voglia di ridere senza pensieri. Un'auto da sette posti, dodici gambe, un'autoradio, un paio di sci sul tetto, un barattolo di ragù, due frittate, mille biscotti, una torta, un contenitore di zuppa di ceci, due teglie di gnocchi alla romana, un barattolo di cioccolata spalmabile, un ciuffo bianco, dei piedi da modello (di piedi) e una cascata di riccioli di tutti i colori.
Direzione Val D'Aosta, intenzione relax.
In viaggio con me il vicino-vicino, i vicini fotografi matematici pasticceri e gli sposi bellissimi dell'anno scorso (questi).
Le canzoni di Elio, la temperatura che scende pian piano, la neve che aumenta a vista d'occhio. Arriviamo a La Magdeleine incredibilmente senza pause pipì, i tetti sono coperti di bianco per un metro almeno e raggiungere la porta significa affondare nella neve, entrare in casa vuol dire restare con la giacca fino a che i cinque gradi dentro non cominciano a salire un poco, cenare diventa scaldare la zuppa e una teglia di gnocchi, divorare la frittata superstite (i porri sono periti al confine col Piemonte), scolare una bottiglia di rosso.
Partita a Dixit e tutti a nanna, che il giorno dopo si cammina e si scia.
Il sabato dal tempo incerto e le temperature alte lo passiamo immersi in sentieri di neve e sulle piste da sci, ci mangiamo la polenta, perdiamo soldi e berretti, prendiamo la seggiovia, l'ovovia e la galleria, facciamo la spesa, cuciniamo la salsiccia e la seconda teglia di gnocchi, giochiamo a un gioco nuovo che non ricordo assolutamente come si chiama ma so solo che Balletti ha perso e che io non ho capito come funziona e andiamo di nuovo a dormire, nel silenzio totale della neve.
La mattina fiocca, restiamo al caldo a leggere, a rincoglionirci con l'Ipad, a mangiare le tagliatelle e a gasarci come matti per le terme in arrivo, partiamo subito dopo pranzo alla ricerca dei formaggi d'alpeggio da portare a casa e con un anticipo mostruoso ci fiondiamo all'entrata di quella meraviglia che sono le Terme di Pré Saint Didier. E da lì sono piscine calde, saune profumate, torce a bordo vasca, musica sotto il pelo dell'acqua, grissini al cioccolato, accappatoi fregati al primo tuffo, materassi morbidi, caminetti, ghiaccio, sale, fieno e mele renette.
Il ritorno è rilassato al limite del coma, solo le minacce della Fra al guidatore assonnato echeggiano nel buio, arriviamo a casa che la strada è piena di neve e abbiamo giusto la forza di metterci a letto.
E poi è notte azzurra, di luna, di sonno, di bellezza.
Ci si sveglia con la voglia di restare, di fare gli scemi ancora un po', di respirare l'aria fredda e di guardare tutta quell'ovatta bianca che ricopre e silenzia ogni cosa.
Si parte, si canta, si arriva.
Ed è bello così.



2 commenti:

  1. meraviglia, pare di esserci. non amo la neve, ma devo ricredermi. Baci, Ba

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  2. Sì, io innamorata del mare ho lasciato un po' di cuore nel bianco :-)

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