venerdì 18 luglio 2014

La zona cieca

Quando mamma, dopo averlo letto, mi ha passato questo libro le ho chiesto un parere. Lei, sorridendo, mi ha risposto: "E' una sega mentale infinita, quindi ti piacerà".
Beh, si sa, le mamme hanno sempre ragione e "La zona cieca" ora sta in buona compagnia nella nicchia della camera da letto. Si è guadagnata, cioè, una postazione d'onore, quella riservata ai libri che in un modo o nell'altro porto nel cuore e quindi sempre con me. E' il secondo romanzo della Gamberale che leggo e in qualche modo ha qualcosa in comune con il primo, innanzi tutto i personaggi che qui sono i protagonisti e che ne "Le luci nelle case degli altri" facevano parte dei vicini di casa di Mandorla.
In un certo senso, dunque, ero già un po' affezionata a Lorenzo e Lidia, ritrovarli con le loro (enormi) difficoltà di coppia è stato un po' come avere notizie di due vecchi amici che non sentiamo da tempo.
Le seghe mentali ci sono, eccome, ma proprio per questo più che un romanzo definirei "La zona cieca" una sorta di saggio. Nulla di pretenzioso eh, né probabilmente da parte di chi lo ha scritto né da parte mia che ne porto un parere qui, sul mio blog.
Comunque, difficoltà ad amare e prima ancora ad amarsi. Perché senza amarsi non si ama, questo ormai lo so persino io. Il problema grosso sta nel fatto che spesso, troppo spesso, senza amarsi e soprattutto senza sentirsi amati non si ama. E non dovrebbe andare così. Dico dovrebbe perché sono campionessa mondiale, anzi regina, di questa incapacità, ma tanto (tanto) lavoro su di me e tante (tante) seghe mentali, come le chiama mia madre, sembrano fare effetto, sembrano funzionare.
Lo dimostra il pic nic che sto facendo stasera sul tappeto della sala: spezzatino, luce soffusa, birra, buonamusica, e finestra socchiusa quel tanto che basta per sentire i bimbi che giocano in piazzetta, le signore che chiacchierano, i cani che abbaiano.
Nel libro tutto questo manca, manca la quotidianità serena e tranquilla, da vivere soli oppure in coppia, perché sia Lidia sia Lorenzo sono troppo impegnati a capire e capirsi, a odiare e odiarsi, a soffrire e far soffrire. Gesti eclatanti, routine, dichiarazioni, lettere, scoperte, solitudini, tutte componenti inutili se prima non si impara a conoscersi e a volersi bene così come si è, guardando le proprie caratteristiche per quello che sono, ovvero "semplici" caratteristiche, né pregi né difetti.
E questo mio essere salita in cattedra, come se avessi capito e compreso tutto, mi dà così noia che la pianto qui, consigliando "La zona cieca" a chi ha la sensazione che gli altri ci vedano molto di più e molto meglio di come ci vediamo noi, guardando anche in quelle zone, cieche per l'appunto, che non dubitiamo neppure di avere.
Buona serata con Ray, stranamente spensierato come me.

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